New York, un miraggio. L’immaginario comune – occidentale – di felicità, di sogni che si realizzano. Poster di uno skyline sfuocato che prende vita e nitidezza. Dopo anni di sogni e di film visti e rivisti e di “Quanto la vorrei vedere!” pensato con l’amara malinconia di chi è convinto che non lo farà mai. Come un gioiello che costa troppo, come la macchina che non avrai mai. Eppure, un giorno del settembre 2015, senza preavviso, senza programmi, senza speranze… come le cose belle, che accadono sempre quando non ci sono piani e regole: un biglietto a/r per il JFK International Airport.
Vi racconto il mio primo giorno di questo tanto atteso viaggio e, magari, vi do anche qualche spunto su dove andare e cosa vedere in un giorno a New York.
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Un giorno a New York: dove andare e cosa vedere
Finalmente, il giorno dei giorni!
Sono le 7 del mattino. Suona la sveglia. La prima sveglia del mio primo giorno a New York. Come mai accaduto prima, spengo la sveglia in un nano secondo e scatto giù dal letto insieme a Giusi, compagnio di vita, e di viaggi, instancabile. Senza dirci nulla iniziamo a saltare, abbracciandoci, istericamente .
Eravamo su di giri.
Tempo un minuto, suono di notifica, è il cellulare di Giusi. Un messaggio di Patrick – proprietario dell’appartamento e coinquilino –, sull’app Airbnb, ci chiede di fare silenzio perché è troppo presto. Troppo presto?! Beh, si… in una giornata normale anche per me sarebbe stato troppo presto. Ma siamo a New York, cavolo.
Il nostro primo giorno a New York. E poi il fuso ha giocato a nostro favore (ovviamente, situazione temporanea, molto temporanea) e ci siamo svegliati come mai nella nostra vita. Raggianti. Energici. Come se avessimo dormito 24 ore di fila.
La preparazione giornaliera non richiedeva molto tempo. Nella camera non c’era nemmeno uno specchio, per cui l’abbigliamento, gli accostamenti, lo style… erano un optional, ecco.
Avevamo un piano ben preciso per ogni giornata. Un itinerario dettagliato per ognuno dei 15 giorni della nostra permanenza. Inutile dirvi che non sempre lo abbiamo rispettato.
Ignari delle distanze e dell’immensità che caratterizza New York, il nostro itinerario prevedeva giornate troppo piene. Ma… il bello è stato proprio questo.
Sapete, sembrerà strano ma, per quanto l’itinerario studiato con cura prima della partenza ci abbia aiutati spesso – e non poco – a non perderci, a non andare nel pallone… le cose più belle, paradossalmente, sono capitate per caso. Quando ci siamo persi. Quando qualcosa nel programma non veniva rispettato. Quando entravo in crisi perché ciò che avevo progettato – con cura maniacale – andava storto.
Ecco, quando sembrava che tutto stesse andando storto, tutto stava per andare alla grande. Il panico e le crisi d’ansia erano segni premonitori di qualcosa di strabiliante. Beh, capito l’andazzo, negli ultimi giorni abbiamo deciso di vivere senza piani, senza orologio, senza itinerari vari. Solo cartina alla mano e scarpe comode (comprate, tra l’altro, alla fine del nostro primo giorno, a dir poco traumatico per i nostri piedi).
Ora, aprite Spotify. Nella sezione Generi e mood cliccate viaggi, poi scegliete la playlist New York Groove e, prima di proseguire nella lettura… play.
Un giorno a New York: dove andare e cosa vedere
Siamo finalmente in strada. Pronti a prendere la metro, a due passi da casa.
Cortelyou Road è tranquilla. C’è una scuola difronte casa nostra, elementare probabilmente. E una biblioteca. Ma cosa ancor più importante, la più importante di tutte, il destino che si manifesta: il Dunkin’ Donuts sotto casa.
Non so se mi spiego. Il mio primo giorno a New York inizia nel migliore dei modi. Come lo desideravo, come l’ho sempre sognato. Con un caffè americano maxi e un bagel al formaggio.
Per chi non lo sapesse, Dunkin’ Donuts è una catena statunitense, fondata negli anni ’50, di venditori di caffè e ciambelle. Le famose ciambelle donut. Ma quelle ormai sono internazionali. Le si può trovare ovuqnue. Era il bagel il mio primo obiettivo americano. Era lui. Sin dai tempi in cui Sandy Cohen lo divideva in due e lo cospargeva di formaggio, ogni mattina a colazione.
Prima tappa del primo giorno a New York: immersi nella natura a Central Park
Metro: direzione Central Park. Una delle prime, grandi curiosità della Grande Mela.
Il cuore verde di Manhattan. Una giungla nella giungla. Una bizzarria straordinaria.
Giungiamo alla stazione metro Central Park North (110 St), sul lato del parco confinante con Harlem – il noto quartiere afro-americano –, a Nord di Manhattan. Ci addentriamo nella foresta.
Central Park è magnifico in autunno. I colori caldi, terribilmente affascinanti e malinconici. Il paesaggio che si palesa agli occhi è a tratti surreale. Un quadro dipinto senza neanche una sbavatura. Una cartolina, ma non di carta. Quei colori autunnali trasmettono una quiete assoluta.
Più si cammina, più ci si allontana dal caos, dal frastuono. Ci sono lunghi tratti in cui a Central Park regna il silenzio assoluto. Solo il rumore dei propri passi e delle foglie calpestate. Quelle foglie multicolor che cospargono il pavimento, i laghetti qua e là, gli alberi mastodontici, la gente che passeggia felice.
E noi, dentro un sogno.
Passeggiamo quasi del tutto in silenzio, contemplando ciò che ci circonda. Alle volte le nostre labbra si schiudono… sì, rimaniamo a bocca aperta.
Non ce lo ripetiamo di continuo ma… Cavolo, siamo a New York!
Ci concediamo qualche minuto ad ammirare il Jacqueline Kennedy Onassis Reservoir, lo specchio d’acqua più grande di Central Park. La gente passeggia, fa jogging… e noi ci fermiamo a guardare il panorama. Prima di procedere, leggiamo qualche nozione storica, abbiamo la nostra compagna di fiducia – nonchè la nostra salvezza in molte occasioni disperate –, che per l’intera permanenza abbiamo portato sempre con noi, la guida Lonely Planet.
Seconda tappa del primo giorno a New York: un’imancabile tappa d’arte al Met
Superato il JKO Reservoir, lasciamo il parco per dirigerci verso una delle principali mete della città. Il Metropolitan Museum of Art (Met), uno dei più grandi e visitati musei del mondo, il più grande museo d’arte degli Stati Uniti, con oltre due milioni di opere che spaziano dall’arte antica a quella contemporanea.
Ai piedi della famosa scalinata del Met, il primo spettacolo tipicamente newyorkese cattura inevitabilmente la nostra attenzione. Un gruppo di buskers che, a quanto pare, lì sono di casa. Una delle più grandi bellezze di New York: l’arte offerta a tutti, gratuitamente. Un palcoscenico a cielo aperto.
Dopo qualche minuto di spettacolo, entriamo nel museo. Nonostante sia previsto un ticket d’ingresso di $25 (per adulti), gli avventori sono liberi di entrare con una qualsiasi offerta, a loro discrezione. Sì, avete capito bene, qualsiasi genere di offerta, anche un solo dollaro! E l’audioguida non si paga: è necessario lasciare un proprio documento di identità e la si può tenere per tutto il tempo che si vuole.
A New York quasi tutti i musei funzionano così. Puoi dare una tua offerta spontanea, oppure, in altri casi, c’è una determinata fascia oraria, uno/due giorni a settimana, in cui l’ingresso è gratuito. Ovviamente questo non vale per le attrazioni turistiche, come ad esempio i rooftop/osservatori, il cui ingresso è a pagamento, talvolta con sconti per studenti, senior e bambini. Ecco, ritorno a dirvi che questa è una delle più grandi bellezze di New York: la cultura è gratis (o quasi!), il turismo, ovviamente, si paga!
Se andate al Met, perdetevi nelle sue meraviglie. Camminate e lasciatevi trasportare in un viaggio storico senza eguali.
Immancabile ciliegina sulla torta per terminare il primo – perfetto – giorno a New York: Time Square
Finita la nostra visita al museo, siamo all’imbrunire. Siamo stanchi, abbiamo camminato a non finire e a pranzo un tramezzino al volo.
Abbiamo i piedi distrutti e non potremmo camminare oltre, ma è il nostro primo giorno e non possiamo andare a dormire senza prima fare visita alla tanto celebre Time Square. Così, ci rimettiamo in viaggio in metro.
Una volta giunti, salendo le scale della metro, pian piano si palesa ai nostri occhi uno spettacolo che ci toglie letteralmente il fiato.
Certo, l’avevo immaginata e vista in tv, nei film tante volte, ma essere lì è tutt’altra storia. Caos e folla ci assorbono in un attimo. Servono quasi gli occhiali da sole per guardarsi intorno. Ci sembra di essere in un film. In uno dei tanti film visti e rivisti. Le persone, le macchine e i taxi gialli che sfrecciano: una baraonda.
Time Square: la regina della mescolanza.
Ci guardiamo negli occhi, quegli occhi che brillano per la miriade di luci e per la gioia.
E camminiamo, senza meta, senza direzione. Anzi no, una prima direzione in realtà c’è. La nostra prima meta è – doloranti e quasi zoppi – il primo negozio Skechers che scorgiamo poco più avanti.
Ora ai piedi ci sembra quasi di avere ovatta e cotone. Ora siamo invincibili. Le luci, la Brodway, i teatri, la gente… ci aspettano.
Ma soprattutto… quella grossa scritta piena di neon e lampadine, quasi ci fa imbambolare. Sarà la stanchezza, sarà la fame, passo dopo passo l’insegna si avvicina…
“Hi guys, how can I help you?”
“One Crispy McBacon Menu and one Mc Chicken Menu, with Cola”