Napul’è – Quando l’apparenza inganna

da | Apr 20, 2017 | Guide e itinerari, Italia

Un ferragosto a Napoli

Siamo in macchina.
Direzione?
Napoli?
Ma si, dai. Andiamo a Napoli.
Non l’ho mai vista.
Tu guida, io apro Booking e cerco un posto per dormire.

C’è un famosissimo “detto” legato a questa  città: Vedi Napoli e poi muori.  Ma in che senso? Di cosa si muore?

Stiamo entrando a Napoli. In silenzio. Guardiamo fuori dal finestrino e credo che entrambi stessimo pensando la stessa cosa.

Ma dove cavolo siamo? Ma siamo a Napoli? Non è che abbiamo sbagliato strada? No, c’era scritto Napoli Centro. Vabbè, proseguiamo.

Eh si, quella sensazione di sbalordimento mista a incredulità aumenta minuto dopo minuto. Avanziamo, metro dopo metro, chilometro dopo chilometro e la mia impressione si fa sempre più nitida: siamo nelle favelas?!

Per quanto sia risaputo che Napoli non goda di una gran reputazione per la “pulizia” delle strade lungo l’intero paese,  quello che invece colpisce particolarmente è lo stato di totale abbandono.

“Sembra una città dimenticata da Dio”.

Caos, disordine, disagio è ciò che una delle città più caratteristiche d’Italia trasmette in quel primo impatto.

Inizio a pensare alle parole del mio caro, amato Pino, che intona Napule è mille culure… Ma cosa avrà voluto dire?
E così, con la testa piena di interrogativi e il navigatore alla mano, proseguiamo verso il centro, alla ricerca di un parcheggio.

Una volta liberi dall’auto, ci incamminiamo, all’avventura. Chiediamo indicazioni a destra e sinistra, all’impazzata, incapaci di muoverci e parecchio confusi. E così, in lontananza, all’angolo di una strada, lo vediamo. Un omone buffo, dalla canotta sudaticcia e una coppola in testa.

Peppe, un gigante buono e sporco.

Peppe è un cocchiere, si guadagna da vivere portando a spasso i turisti curiosi su una vecchia carrozza trainata dal suo fedele amico, il cavallo Ottaviano. Ecco, Peppe e Ottaviano saranno la nostra svolta, ma noi non lo sappiamo ancora.
Decidiamo di investire 40€ in questa passeggiata a cavallo: inizia così la nostra vera avventura.

Peppe non è un semplice cocchiere. Peppe, in questa giornata, sarà il nostro  “Cicerone”.

Siamo come in un film, ci sentiamo elettrizzati e questa nostra avventura ci entusiasma ed emoziona.

Peppe ci abbaglia con la sua sconfinata sapienza. Ci colpisce e ci tiene silenziosi, in ascolto, a pendere dalle sue labbra. Lui, dall’aspetto così trasandato e trascurato, è l’esempio che la cultura non si compra. Conosce ogni angolo della città. Ogni palazzo, ogni vicolo, ogni chiesa. Ci accompagna, a cavallo, all’interno della storia. Perché Napoli, sì, è tanta sporcizia, ma è anche, essenzialmente, un’infinita, splendida, culla di storia e cultura.

Napoli è l’aria magica del Chiostro Maiolicato di Santa Chiara, un posto incantato dove si perde la cognizione del tempo e dello spazio e si ha la sensazione che da un momento all’altro possano comparire delle creature fatate.

Chiostro Maiolicato, Santa Chiara

Napoli è lo sguardo perso quando camminando sul lungomare appare in lontananza Castel dell’Ovo e gli occhi bloccano un’istantanea immagine di perfezione, da aggiungere alle cartoline dei ricordi.

Castel dell’Ovo

Napoli è Castel Nuovo, o Maschio Angioino, al quale gru e impalcature non riescono a sottrarre imponenza e bellezza, da non lasciar spazio alle parole.

Castel Nuovo o Maschio Angioino

Napoli è la fenestella che ispirò i versi del poeta e scrittore Salvatore di Giacomo, riportati sotto di essa, sita nel piccolo borgo di Marechiaro, nel quartiere Posillipo.

Finestra di Marechiaro, Posillipo

Napoli è Spaccanapoli, con i suoi negozietti e i suoi caffè, con i mattoni corrosi dal tempo e quelle viuzze con case antiche e i pezzi di intonaco che vengono via. E allora che affermi che l’abbandono è davvero l’emblema di questa città. È proprio l’abbandono che la rende unica e caratteristica, nel mondo.

Napoli è la pizza di Sorbillo e Regina Margherita.

Napoli è fermarsi di botto, in mezzo al traffico, su via Mergellina, accostarsi in fretta e mettere le quattro frecce, scendere e affacciarsi… c’è il tramonto sul Golfo, a sinistra nitido il Vesuvio, un cielo dalle mille sfumature, intorno una miriade di case antiche di svariati colori. Ecco i mille colori, ecco cosa voleva dire Pino!

Ma Napoli, prima di ogni altra cosa, è i napoletani. Non i ladri, non i furbi, non i camorristi: la gente onesta. I cittadini che amano i turisti, i cittadini che amano la loro casa e sono pronti a darti indicazioni ancor prima che tu le chieda. Disponibili, simpatici, piacevoli.

Napoli è Peppe e Ottaviano.
Questa la vera, nascosta, bellezza.

Questa è la Napoli che mi ha sconvolta e conquistata per sempre.

Napule è na’ carta sporca… e nisciuno se ne importa…